Clicquot- Ponsardin, Pommery, Bollinger, sono nomi di importanti Maison di Champagne che hanno una particolarità in comune: il loro successo è dovuto principalmente al merito e alla determinazione delle proprietarie che, una volta rimaste vedove, sono riuscite a continuare e migliorare il lavoro iniziato dai loro mariti nel meraviglioso mondo delle bollicine francesi.
Prima fra tutte la famosissima Nicole-Barbe Ponsardin che divenne vedova di François Clicquot nel 1805, alla giovane et à di 25 anni. Nicole, nota ai giorni nostri come Veuve Clicquot -Ponsardin (Vedova Clicquot -Ponsardin), non si perse d’animo e, con piglio imprenditoriale e l’aiuto di bravi venditori, inondò la Russia del suo Champagne, che a San Pietroburgo prese il nome di Klikovskoje. Visionaria e presuntuosa quel tanto che bastava, con la sua caparbietà riuscì a migliorare le tecniche di produzione delle bollicine creando, insieme al suo Chef de Cave, il tavolo del “remuage sur pupitres”, tecnica utilizzata ancora oggi per concentrare nel collo della bottiglia i sedimenti che si formano dopo il periodo di permanenza sugli lieviti.
A questa donna è dedicato il vino di punta della Maison Clicquot -Ponsardin:
La Grande Dame, spumeggiante nettare dove si incontrano i due più grandi vitigni della Champagne:
Pinot Nero nella misura del 65% e Chardonnay, con il 35% (la proporzione varia di poco da un millesimo all’altro).
Le caratteristiche sensoriali di questo splendido vino, sono anzitutto dominate dalla freschezza del frutto rosso e dalla precisione del gusto data dal Pinot Nero.
Come Madame Ponsardin, anche La Grande Dame rivela un carattere forte e deciso, con delle note ben delineate di fragola e di lamponi, una freschezza invitante e una complessità di aromi notevole. E come la grande vedova, rivela la sua grandezza lentamente. Bisogna dargli tempo e saperlo aspettare: solo la storia riconoscerà il suo valore.
Nel 1858 un’altra lungimirante signora francese, Louise Pommery, vedova a causa della prematura scomparsa del marito, raccolse le redini dell’azienda e a soli 39 anni riuscì ad interpretare i gusti degli Inglesi, i più grandi consumatori di Champagne a tutt’oggi, e iniziò a produrlo nella versione Brut, ossia con un residuo zuccherino nettamente inferiore rispetto a quello che normalmente veniva aggiunto dalle altre Maison nella “liqueur d’expedition” per il resto del mercato europeo. Louise, la conquistatrice, riuscì magistralmente nel suo intento e in pochi anni portò la produzione di Pommery da 45.000 a 2.250.000 bottiglie, costruendo, nelle cave di gesso sotterranee risalenti al tempo degli antichi Romani, 18 Kilometri di gallerie per l’affinamento delle bottiglie.
Per celebrare quest’altra grande Dama del vino, nel 1979 la Maison ha creato la Cuvée Louise, 60% Chardonnay e 40% Pinot Noir.
Un incontro elegante degli stessi vitigni della precedente bottiglia, proposti in percentuale diversa. Ecco quindi che l’irruenza dello champagne precedente viene sostituita da un equilibrio di suadenti emozioni gustative.
Vi sono profumi erbacei iniziali, che lasciano subito il passo ad accenni burrosi e fruttati di pesca gialla e albicocca, insieme adaccattivanti note di biscotto appena sfornato. Uno champagne di gran classe ed eleganza che, anche in bocca, si esprime con una morbidezza e setosità perfette. Ha una bella consistenza, e un approccio garbato. I l finale è un ritorno di mandorla tostata, con una persistenza decisa e risoluta, proprio come Madame Louise. E’ da godere pasteggiando in modo tranquillo con un menu a tutto tondo, ed ha talmente tanta eleganza che riesce ad adeguarsi a tutte le occasioni e con tutte le portate.
Infine, arrivando in epoche più moderne, è d’obbligo ricordare Madame Elisabeth Law de Lauriston Boubers, vedova Bollinger, nota a tutto il mondo com e Lily Bollinger o, in modo più affettuoso,
Tante (zia) Lily. Madame Bollinger rimase vedova all’età di 42 anni, nel 1941. In quegli anni l’Europa era devastata dalla seconda guerra mondiale, i tedeschi avevano invaso la Francia e sotto la loro occupazione anche le razioni di carburante erano state ridotte.
Fu così che Tante Lily iniziò a ispezionare i suoi vigneti ogni giorno in bicicletta.
L’immagine di Lily Bollinger, vestita di tutto punto, che gira per le vigne con il suo “vélo” (bicicletta), diventa l’icona della Champagne di quel periodo.
Viaggiò in tutta l’Europa per far conoscere al mondo la particolarità del suo champagne e la maestria con cui veniva prodotto.
Curava personalmente tute le fasi della vinificazione, dalla raccolta in vigna, alla fermentazionein cantina, all’assemblaggio delle differenti cuvées.
Tutto passava al suo controllo prim a di essere immesso sul mercato.
Non c’è quindi da stupirsi se il grande successo di Bollinger dei nostri giorni è da far risalire alla precisione dei suoi sistemi, utilizzati ancora oggi dalla grande Maison.
Uno champagne che fra tutti la rappresenta maggiormente è Bollinger Grande Année, prodotto solo quando le vendemmie sono ineccepibili e solo millesimato.
La vinificazione di questo champagne avviene in piccole botti di legno, costruite dalla Maison stessa.
L’affinamento in bottiglia non viene effettuato con il tappo a corona, come si fa comunemente, ma con il tappo in sughero. Il “remuage” e la sboccatura vengono effettuati esclusivamente a mano. È quindi indiscusso che un tale champagne offra un panorama di sensazioni di olfatto e di gusto molto complesse. Si colgono immediatamente delle note di legno e di burro di cacao, e, come sempre, un buon frutto polposo e ricco dato dalla predominanza del Pinot Nero, 65% , assemblato con lo Chardonnay, 35%. L’assaggio è davvero un’esperienza dei sensi senza confini….questo champagne avvolge il palato com e un mantello di seta e sprigiona un ventaglio di aromi talmente complesso da incantare i sensi come una danza di luce e profumi. Spezie, miele, tamarindo, resina, mandorle, ogni assaggio porta un sapore diverso, e non si finisce mai di gustarlo.
I mariti sarebbero stati fieri di queste loro mogli! Santé!
Articolo di Livia Riva
Fotografia Maisons du Champagne Bollinger & Pommery