E Casavyc è ubicata in una posizione unica, scelta con molta cura, sulle colline Amiatine, non in Maremma, è Appennino! Il clima caldo e torrido della pianura maremmana cambia, diviene umido e ventoso, di freddo estremo invernale e di caldo estivo, caratterizzato da grandi escursioni termiche tra giorno e notte. Terreni collinari, poco fertili e molto rocciosi, arenarie miste di rocce vulcaniche; reminiscenze delle ere passate. Questa la cornice, il quadro è una azienda che nasce e vive della passione per il vino. Farlo, berlo se ne vale la pena, conservarlo, osservarlo come cambia nel tempo.
Prodotto della terra, regalerà a chi lo berrà anche dopo decenni, sentori di frutta fresca, rievocandone immediatamente l’annata, il sole e le piogge. Eleganza, acidità e freschezza, questa è la nostra semplice, ma attenta ricerca. Nella nostra azienda non esistono procedure standardizzate di cantina per i vini, tutti i prodotti sono progetti singoli e aperti, sui quali interveniamo in maniera organica alle variabili annuali. Il fatto che risultino piacevoli è solo una conseguenza, l’unico intervento arbitrario è quello del taglio finale. Non privilegiamo la generica piacevolezza ne la rotondità, ma la capacità di esprimere al meglio le caratteristiche del vitigno dominante e le tensioni che si creano tra le varie componenti di uvaggi e monovitigni. Vendemmiamo e trattiamo per cloni separati. Il Sangiovese è alla base del nostro progetto, non per vezzo, la nostra idea originaria si è totalmente integrata con il pragmatismo che ha sempre veicolato le nostre scelte tecniche. Tutte le analisi dei terreni e delle caratteristiche climatiche hanno sempre indicato il Sangiovese, lo Syrah e altre uve mediterranee ideali per questa zona, molto più resistenti alle siccità estreme e ai forti venti di maestrale che in inverno battono i vigneti. Una scelta obbligata, piantare le uve più adatte per farne vini migliori, soprattutto con le caratteristiche di eleganza, austerità e di freschezza tipiche di queste colline. Vigneti “rubati” al bosco, vigne piccole, le parcelle corrispondono ai pascoli che caratterizzavano questa tipica azienda di alta collina, circondata da boschi di querce e castagni, assicurazione di biodiversità e difesa naturale dai parassiti. Vigneti figli di situazioni e caratteristiche diverse per lo stesso vitigno secondo le differenze dei suoli e della posizione. Vendemmie e maturazioni separate, botti diverse di legni e misure, si ritroveranno insieme per creare nuove realtà. I vini di un solo vitigno o di diverse varietà, sempre con caratteri ben definiti esprimono la loro peculiarità; la fatica di crescere e vivere a queste quote e della passione di realizzare vini antichi e preziosi.
Ricorderanno il freddo dei passati inverni, le placide e miti notti delle estati, il profumo delle primavere e tutti i colori dei tramonti autunnali.
Colline Amiatine, per scelta o per caso?
Abbiamo cercato questa quota, a 500 s.l.m., per poter esaltare l’eleganza e la longevità che questo tipo di terreno sassoso e poco fertile regala al vino, luogo lontano dalle rotte “agrituristiche”, che ha mantenuto caratteristiche selvagge, ormai rare in Toscana.
Terreni impervi, viticultura eroica?
Sì, i terreni impervi obbligano un volume maggiore di lavoro per piantare i vigneti che necessitano di una puntuale manutenzione dei terreni, sopratutto per la regimentazione delle acque piovane. Dover lavorare vigneti con pendenze importanti e fondo pietroso aumenta la difficoltà di coltivazione, raccolti più scarsi, ma di grande qualità.
Nessuna procedura standardizzata, chi si occupa degli interventi mirati?
Non lavorare sul sicuro significa non standarizzare gli interventi, fissare i tempi di fermentazione, di invecchiamento e in filtratura. Preferiamo osservare bene prima di agire, adattiamo le procedure al prodotto dell’anno, non cerchiamo di ottenere tutti gli anni lo stesso vino. Preferiamo esaltare le differenze tra le varie annate perché questo è il vero valore del vino, un prodotto della terra che può testimoniare le condizioni risalenti a decine di anni fa. Gestiamo direttamente ogni intervento e tutte le fasi della nostra produzione.
Biodiversità e vini biologici, filosofia o tendenza?
Considero la biodiversità una condizione importantissima che aiuta a produrre vini migliori con tecniche più sostenibili. La scelta di essere tra queste colline, dove i vigneti sono rari e i boschi e pascoli sono molto più estesi, creano una situazione ottimale di estrema biodiversità, ci consente di non dover mai usare insetticidi di nessun tipo. Riguardo ai vini biologici sono divisa, da una parte condivido pienamente la filosofia di base, dall’altra sono molto più incerta sull’uso che di questa menzione che viene spesso usata in modo strumentale per la commercializzazione. La verità è che il disciplinare europeo dei vini biologici è nato male, figlio di troppi compromessi che permettono sostanzialmente tutto, ci sono addirittura alcuni regolamenti nazionali per la produzione tradizionale che sono più severi della disciplina bio europea. Concludendo, allo stato attuale l’essere biologico per un vino non sempre rappresenta lo status di qualità migliore.
Antichi vitigni, tendenza o ritorno alle radici?
Sono estremamente rari i casi in cui un vitigno, veramente di qualità, sia stato accantonato o addirittura perso. Nella maggioranza dei casi si tratta di vitigni la cui coltivazione è stata soppiantata a beneficio di varietà migliori dal punto di vista organolettico o agronomico.
Pensare che qualche generazione di vignaioli sia stata così improvvida da non capire il valore di una varietà e perderla del tutto, significa fare un torto all’intelligenza di tutta la categoria. Il fatto è che nella attuale realtà commerciale l’immagine conta molto più della sostanza, quindi non c’è da stupirsi se una specie banale sia stata eliminata anni fa dalla produzione, per merito di agronomi intelligenti ed enologi competenti, viene riproposta oggi con la giusta promozione e diventa la scoperta del secolo!
Parlaci della vostra cantina.
La nostra è una piccola azienda che ha fatto dell’originalità e della qualità la sua bandiera, tutte le operazioni in vigna e cantina sono costantemente controllate da noi stessi e affidate a persone di fiducia. Massima biodiversità in vigna, massima pulizia e semplicità in cantina, come diceva una vecchia pubblicità: “fatti non parole”.
Viviamo il nostro lavoro, completamente e inesorabilmente, tra le follie del clima e la presenza costante di animali selvatici, godendo della gioia di degustare un nuovo vino, di cui si è discusso tanto, il piacere di condividere la merenda o la colazione con un amico o con cliente che è venuto a farci visita. La vita semplice che la campagna sa offrire, a chi ne accetta le regole, il suo ritmo lento e la consapevolezza che la nostra vita è breve e ininfluente se misurata con i tempi dell’agricoltura, specie con quelli della viticoltura.
Progetti futuri?
Il futuro è già iniziato, è uscito quest’anno un nuovo vino, “Lo Cavalcone” , un Sangiovese finissimo frutto di una lunga maturazione, l’inizio di un capitolo dedicato ai vini autoctoni al di fuori dei disciplinari delle DOC locali. Un altro piccolo, ma impegnativo progetto, lo avviammo nel 2013 quando piantammo una piccola vigna di Semillon, con la quale quando saranno passati i necessari anni di allevamento delle viti, intendiamo realizzare un vino dolce, magari una vendemmia tardiva o un vino “botritizzato” sempre che i caprioli ce ne lascino qualche grappolo!
Articolo e intervista di Maurizio Pelli, Co Publisher