Giorgio Bernasconi, una mia vecchia conoscenza – amicizia, risalente al secolo scorso, dai remoti tempi del “Collegio Gallio” che furono. Giorgio da sempre non solo ospitò gli amici, ma cucinò per loro, tanto che con il passare del tempo, lo costrinsero ad aprire un suo ristorante.
“No, scusi, ma Lei non faceva il barista in un film con Diego Abatantuono?”, chiedono gli avventori. “Sì, certo, era Eccezzziunale Veramente Capitolo Secondo!”, Giorgio spesso finii sui set dei film, per caso impersonò il proprietario di un bar, “Da Bastianello” a Milano. “Tutto nacque così, altrimenti non saremmo qui io e lei a mangiare questo bel risotto con l’osso buco o da settembre, a gustare qualche piatto dal menu del tartufo, da sempre la nostra specialità”. Così Giorgio risponde ai clienti che lo riconoscono.
Giorgio Bernasconi, classe 1956, fu comasco solo per breve tempo, viaggiò molto e attraversò molte vite, da padre e nonno di grandi e piccoli, l’ultima figlia, Olimpia, ha dieci anni, marito ed ex marito.
Da manager di un’importante impresa di costruzioni, avvocato di attori – cantanti – calciatori e imprenditori a creatore di una linea di orologi e gioielli. Da proprietario di una piccola società di elicotteri per passione a pilota di rally e campione di poker sportivo, il primo italiano nel 2007 ad aver vinto una gara europea di “Poker Stars” a Montecarlo – Principato di Monaco.
Ma, il “fil rouge” trasversale, è sempre stata la sua passione per il buon cibo, la cucina, i sapori naturali, la bellezza della tavola e l’arte del ricevere con classe e familiare discrezione. Il lusso silenzioso e costante di un professionista, può essere e divenire “ristoratore ideale” in una città come Milano dove tutto corre veloce.
Ma, cosa c’entra tutto questo con “Eccezzziunale Veramente”? C’entra, c’entra. Diego Abatantuono e gli altri amici, conoscendo la sua passione per la cucina e l’ospitalità, erano frequentemente ospiti a casa sua per cena.
Due Televisioni, una per i rossoneri capitanati da Diego, e l’altra per loro interisti. Mentre Giorgio era ai fornelli, da quella sera e per tutto il tempo delle riprese, tutta la troupe, con suo piacere fu ospite fissa nella sua casa. Un giorno, con molta dolcezza, la sua compagna Michela, proprietaria di un’azienda che produce ottime paste, lo mise alle strette e gli fece capire che non si poteva continuare in quel modo, e così fu che senza indugio, Giorgio pensò di aprire un suo ristorante!
Da più di dieci anni, la combriccola enogastronomico – notturna, si stabilì permanentemente al ristorante “Piazza Repubblica” in Via Aldo Manuzio – 11, a venti metri da Piazza della Repubblica, vicino alla “Stazione Centrale” di Milano.
In realtà la genesi del suo ristorante ebbe diversi risvolti. “Questo è il mio inno alla vita, durante il 2010 ho avuto una figlia, venne a mancare mia madre e mandai a quel paese un brutto male. Decisi cosi, di dedicarmi quello che molti avrebbero desiderato possedere: un ristorante! È una grande espressione di te stesso, se ci riesci… Fermo restando, che continuerò a esercitare la mia professione di Avvocato nel mio studio a Milano”.
“Al ristorante Piazza Repubblica, tutto il personale ha ricevuto un mandato, che probabilmente è una delle nostre principali doti: accogliere e servire i clienti con arte e con molta discrezione, seguendo e memorizzando le loro esigenze, per principio di ospitalità, non solo in funzione di un loro possibile ritorno”, spiega Giorgio.
Le portate servite ai tavoli sono sapientemente create e presentate da chef Alex Brambilla, giovane milanese, allievo prediletto di Chef Sergio Mei, ex “Maître a Penser” del “Four Season” di Milano, suo grande amico.
“Uno dei nostri investimenti più importanti è mirato sulla scelta dei prodotti e degli ingredienti, tutta la materia prima in genere, tra le mie passioni c’è anche l’arte della coltivazione in campagna, ragione per la quale ho creato l’orto del ristorante, che seguo di persona”, precisa Giorgio e prosegue “Lo stile dell’accoglienza e la qualità del cibo sono le migliori pubblicità internazionali. Ospitiamo clienti da tutto il mondo chi ci vengono a trovare ogni anno. Tra i quali il presidente degli industriali del Brasile, cenò qui, in incognito con la famiglia, quando ritornò a Milano in visita ufficiale, si presentò da noi con una delegazione di cinquanta persone, Marc Jacobs e la sua tavolata di ventotto commensali, furono rimasti così soddisfatti che lasciarono una mancia da capogiro”.
Alla fine, dopo tanti anni, con percorsi totalmente diversi la nostra passione comune ci ha portati allo stesso punto d’arrivo. L’avresti mai pensato 50 anni fa, seduti sul pulmino che ci portava in collegio?
Sicuramente no, ma come questa anche tante delle varie e diverse faccende di cui mi sono occupato nella mia vita
Da avvocato a patron ristoratore, il passo è breve?
Il passo è breve se lo intendiamo in senso inverso, perché da Avvocato e buon Italiano quasi tutti gli affari nella mia vita sono nati o si sono conclusi davanti buon pasto in un buon ristorante, anche se allora ero cliente…
Tra le tue diverse professioni – occupazioni, qual è stata la più utile per affermarti un “ristoratore di successo”?
Ognuna ha fatto la sua parte, come per un buon cocktail. Forse, proprio questa varietà, mi permesso di costruire, in dieci, anni un qualcosa di bello.
È privilegio di pochi poter fare professionalmente quello più si ama e possedere qualcosa che nel tempo si ha desiderato. Come ci sei riuscito?
Con costanza, perseveranza e presenza anche fisica continua. Aiutato dalle mie pubbliche relazioni nei diversi settori; artistico, sportivo, manageriale e professionale.
Aprire il tuo ristorante al centro Milano, fu per scelta o per caso?
La scelta di Milano centro fu il primo punto certo. L’alternativa della cascina in campagna, con un grande camino, risultò tanto affascinante quanto utopistica.
Raggiungere un’obiettivo e conquistare pozioni è senza dubbio soddisfacente, da molti è considerato un “sogno irrealizzabile”. Per altri è solo un tassello in più da inserire nel percorso. Conoscendoti, quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono molto contento e appagato di quanto costruito in dieci anni, grazie a un grande staff e alla preziosa collaborazione del mio amico Chef Sergio Mei, che in questa occasione pubblicamente ringrazio. Devo ringraziare anche Facebook, il social network che quotidianamente mi ripropone tanti momenti felici, di grande cucina, convivialità e divertimento che resteranno per sempre nella memoria digitale.
Di progetti si vive, tanti resteranno tali, basta il piacere del loro pensiero, anche se qualcuno spero
ancora di concluderlo. L’unico, che mi sta veramente a cuore, è quello di potere vedere crescere insieme alla mia compagna Michela, la mia piccola Olimpia di dieci anni, sorellina degli altri miei figli Carolina e Niccolò.
di Maurizio Pelli editore
fotografia: Ristorante Piazza Repubblica