Giuseppe Adamo, nasce a Roma nel 1959, imprenditore commerciale e immobiliare è “Figlio d’Arte”, fu il padre a trasmettergli la passione per le auto, da bambino pedalava incessantemente attorno al giardino di casa su una automobilina rossa.
A 10 anni sedeva dietro alla “Alfa Romeo 1750 GT Veloce Prima Serie” del padre, della quale, ancora ricorda con emozione gli splendidi sedili anatomici.
Iniziò ad acquistare “Quattroruote” collezionandolo per oltre 40 anni, seguirono “Ruoteclassiche”, “AutoCapital” e tutte le riviste di Automobilismo.
Durante gli anni che seguirono suo padre acquistò una “BMW 3.0 CSI” , una “Ferrari 365 GT4”, la mitica “Ferrari Testarossa” e molte altre auto di pregio seguirono. La 365 GT4 fu la prima Ferrari che guidò a 18 anni, ricorda ancora la “tremarella” iniziale, quando il padre lo spronò al possente rombo del motore 8 cilindri a V alimentato dai “Carburatori Weber”.
Come inizio a guadagnare in proprio, acquistò una “Alfa Romeo Duetto 1750 Osso di Seppia”, una “Fiat 124 Abarth”, seguirono una “Ferrari 308 Vetroresina”, una “BMW 850i” alla “Mercedes 500S”, “Ferrari F355” e molte altre iconiche auto del quel periodo.
Nel 1995 entrò a far parte della grande famiglia del “Ferrari Club Italia”, ancora ricorda l’accoglienza affettuosa nel contesto della presentazione della “Ferrari F50” del segretario Pietro De Franchi. Iniziò iniziò come “Socio”, poi divenne “Delegato Regionale” sino ad entrare a far parte del “Direttivo Nazionale” per tanti anni, organizzando e contribuendo a organizzare una serie infinita di “Raduni Ferrari” Giuseppe, di carattere curioso e incline alle relazioni sociali, doti che gli consentirono di conoscere e frequentare tanti appassionati, la persona alla quale si legò di più affettivamente, ora non più tra noi, fu Aldo Cudone, l’uomo che riuscì per primo nel 1997 a riunire alla Fiera di Padova, la sua città, tutti imodelli delle Ferrari costruite sino ad allora, grazie alle sue amicizie tra i collezionisti di tutto il mondo.
Insieme ad Aldo, che al Ferrari Club Italia curava il reparto “Auto Storiche”, festeggiarono i 50 anni della Ferrari a Roma, gli si aprì un mondo, pensava di sapere tutto sulle auto, ma con Aldo ricominciò da zero dopo oltre 40 anni di continua passione.
Oggi continua a frequentare questo mondo di appassionati, parecchi tra loro, divenuti con il passare del tempo amici, oggi lo gratificano con la loro considerazione in caso di acquisto o vendita delle loro Supercar.
Recentemente ha avuto la soddisfazione di curare la ricerca di un auto molto particolare, sia per il colore che per l’allestimento per la produzione cinematografica del film “House of Gucci” del regista Ridley Scott.
Se chiederete a Giuseppe come considera le moderne Supercar ipertecnologiche, ibride con guida assistita vi risponderà: “Bellissime, anche se non incontrano totalmente il mio gusto, personalmente, senza alcuna presunzione penso che non abbiano il fascino ne tantomeno il carattere di una 275 GTB o di una F40”.
In età già avanzata diventatò padre di una bambina, sino dalla più tenera età, compatibilmente ai suoi impegni scolastici, l’ha sempre portata in auto ai raduni, alle fiere, aste e a tutti gli eventi del settore.
“Ho fatto di tutto per cercare di trasmettere a mia figlia la passione di famiglia, oggi è un adolescente appassionata conoscitrice di auto, ho la presunzione di pensare di esserci riuscito”!
Giuseppe Adamo.
Essendo un’appassionato di auto so esattamente di cosa parli. Una passione che inizia in tenera età e che ti accompagna per tutta la vita, tanti possono essere i motivi scatenanti, qual è stato il tuo?
Non saprei, posso solo dire che le auto hanno sempre fatto parte della mia vita, mia madre mi diceva sempre che già da piccolo mi giravo al rombo dei motori.
La sofferenza, fu l’attesa dei 18 anni per conseguire la patente, anche se iniziai a guidare i motorini 50cc e qualche auto a 14 anni, poi la patente della moto a 16 anni sino 125cc prima della “patente vera” (così la chiamavamo) a 18 anni. Come hai risolto la tua “l’impellenza di guidare” a quei tempi?
Ai miei 13/14 anni “rubavo” l’auto di mamma, una Fiat 128. Iniziai a guidare le moto con un 50cc Ancillotti acquistato con il lavoro di un’estate. Giunti i 16 anni, passai a una “Benelli 125 2C” usata, la moto con la quale viaggiai di più che successivamente vendetti per acquistare una “Honda 350 Four” con il 4 in 1 “Marving” che guidavo a 17 anni con la Patente A. Venduta da mio padre, quando fu chiamato dai Carabinieri perché non avendo 18 anni, non la potevo ancora guidare.
Da adolescenti, la sete di cilindrata e cavalli, costantemente si faceva sentire, non ti è mai capitato di smontare un motore 125cc per portarlo a 150 o 180cc?
No, non personalmente. Il 50cc Ancillotti fu rettificato diverse volte, fortunatamente avevo degli amici che erano in grado farlo bene.
Avere un padre appassionato di auto e motori è una grande fortuna, purtroppo il mio non lo fu, se il tuo non lo fosse stato, sarebbe cambiato qualcosa?
Riconosco che fu una grande fortuna avere un padre appassionato. Mentre collezionavo e conservavo tutto, anche solo una rivista o un modellino, lui era preso dalle auto nuove più che da quelle allora considerate “vecchie”. Al contrario, ne ero attratto e iniziai a cercarle, solo in tarda età mi resi conto che venderle a suo tempo determinate auto fu un grandissimo errore, tanto da confessarlo inseguito a mia figlia.
Chiedo da “Porschista” conclamato e consolidato sino della prima ora, dalla scelta delle tue auto; Ferrari, Alfa Romeo, Fiat e le tedesche BMW e Mercedes non vedo nessuna Porsche! Fu per scelta o per caso?
A 14 anni, probabilmente prima, stavo delle ore all’angolo di una strada vicino casa di mio nonno ad aspettare che arrivasse un signore con una “Porsche 2.7 RS” bianca, riconoscevo il rombo tipico del 6 cilindri Boxter orizzontali contrapposti raffreddato ad aria da almeno 500/600 metri e trepidavo vedendola entrare nel garage. Dopo 30 anni un amico che conosceva la mia storia un giorno mi chiamo per dirmi che aveva qualcosa per me, mi regalò la “coda d’anatra”, che ancora oggi gelosamente conservo. Guidai la prima Porsche a 22/23 anni una “Carrera 2.7 unificato” di un signore tedesco amico di un amico che nonostante fosse una versione meno spinta della 911 della metà degli 70’ mi appassionò così tanto che non ebbi pace finché non riuscii ad acquistarne una.
di Maurizio Pelli editore
fotografia di Giuseppe Adamo – Ferrari Club