di Filippo Freda Sommelier
Fotografia: Champagne Tarlant
Nel 1667 John Milton pubblicò “Paradise Lost”, il Paradiso Perduto. Un poema epico che narra la storia della ribellione di Lucifero ed i suoi seguaci e dellasuccessiva discesa agl’inferi. “Paradise Lost” affronta molte tematiche profonde, tra le quali il libero arbitrio, la disobbedienza, il peccato e la redenzione. L’opera è rinomata per il suo stile poetico e le sue descrizioni vivide, che contribuiscono acreare un’immagine epica dell’Inferno, del Paradiso e della Terra. Dei suoi dodici capitoli la parte a mio parere più interessante è quella relativa alle vicende di Adamo ed Eva. La rappresentazione di quest’ultimi in “Paradise Lost” è significativa perché Milton esplora il concetto del libero arbitrio. Adamo ed Eva avevano la capacità di scegliere e la loro scelta di disobbedire li porta alla perdizione. Tuttavia, l’opera offre ad essi ed all’umanità intera anche una visione di speranza e di redenzione, attraverso un percorso tortuoso ma praticabile.
La storia di Adamo ed Eva in “Paradise Lost” affronta temi come la fragilità umana,la responsabilità delle proprie azioni e la distinzione del bene dal male; una parte cruciale del poema che esplora le sfide dell’umanità nella ricerca della felicità dopo la caduta dal Paradiso.
La tradizione vitivinicola della famiglia Tarlant inizia nel 1687, appena 20 anni dopo la pubblicazione del capolavoro di John Milton. Ci troviamo a OEuilly, piccolo villaggio nel distretto della Marna. Qui, a distanza di ben 12 generazioni la famiglia, produttrice ufficiale di champagne sin dalla costituzione dell’AOC nel 1929, viene oggi rappresentata da Mélanie e Benoît Tarlant.
Essi sono veri e propri visionari dell’universo dello champagne. La loro storia è un’epopea di perseveranza e innovazione, una dimostrazione di come l’amore per la tradizione possa coesistere con una fervente voglia di rinnovamento.
Benoît e Mélanie sono due moderni Adamo ed Eva, che con la loro visione hanno saputo ricreare il “Paradise Lost” proprio fra i vigneti di OEuilly, nella regione della Champagne, Francia. Il loro coraggio si è manifestato in molti modi, ma forse uno dei più audaci è stato il loro impegno nel produrre esclusivamente champagne Pas Dosé, senza l’aggiunta di dosaggio zuccherino. La decisione di produrre champagne Nature rappresenta una sfida significativa, in quanto questo stile richiede una maestria tecnica ed una profonda comprensione del processo di fermentazione. Mélanie e Benoît hanno dimostrato una tenacia straordinaria, producendo champagne che riflettono appieno il carattere dei loro vigneti e delle uve, senza alcuna “dolcezza” artificiale per mascherare i sapori naturali. Ma l’innovazione dei Tarlant va ben oltre.Il loro amore per la natura li ha spinti a coltivare le uve in modo sostenibile, rispettando l’ambiente e preservando il Terroir unico della regione della Champagne. In un mondo in cui molti produttori si affidano a pratiche convenzionali, Mélanie e Benoît hanno sfidato lo status quo, dimostrando che è possibile produrre champagne di altissima qualità con il minimo impatto ambientale ed utilizzando solo lieviti autoctoni durante la fermentazione. Questo approccio artigianale preserva l’autenticità e l’unicità dei loro vini, creando un legame profondo tra la terra ed il calice.
Altro contributo significativo dei Tarlant è la riscoperta e valorizzazione di vitigni antichi e rari come il Petit Meslier, Arbanne e il Pinot Bianco. Questi vitigni dimenticati, con le loro caratteristiche uniche, sono diventati un’importante 48 parte della storia dello champagne di Tarlant, aggiungendo complessità e profondità ai loro vini. Mélanie e Benoît Tarlant sono veri custodi della tradizione dello champagne, ma anche dei custodi del futuro, guidati dal loro libero arbitrio, spirito innovativo e dedizione alla terra. La Maison, oggi più che mai, è testimonianza di come l’arte dello champagne possa prosperare quando si fondono passione, coraggio e rispetto per la natura.
È con lo stesso rispetto e con la stessa passione che mi approccio ad uno splendido calice di Champagne Zero Rosé Brut Nature Tarlant.
Un’opera d’arte enologica, una sinfonia di aromi e sapori che danzano leggeri sul palato. Questo champagne incarna l’essenza stessa della natura, un’ode alla purezza e all’eleganza.
Nel calice si svela con un delicato colore rosato, bagliore dell’alba su un campo di rose. Il perlage, fino e vivace, è un tripudio di lucciole in una notte d’estate.
Il bouquet racconta ricordi di fragranze d’oriente; fiori e frutti di un giardino segreto fatto di rose, fragole selvatiche e ribes nero. È come l’aria fresca che sfiora il viso in una corsa in bicicletta.
All’assaggio, si apre un mondo di complessità e armonia. Il gusto inizia con una dolce carezza di frutta rossa matura, seguita da freschezza agrumata ed una leggera nota di spezie. La sua struttura è un poema ben scandito, con la trama che si sviluppa gradualmente, guidandomi verso un finale minerale che ricorda la purezza di un ruscello di montagna.
Riconosco inequivocabilmente la firma poetica di questo champagne nella sua natura “Pas Dosé”, senza dosaggio di zucchero aggiunto. È la natura stessa a parlare, senza veli, senza fronzoli, solo l’autenticità di ciò che la vigna e la cantina hanno offerto.
In ogni sorso, il vino racconta la storia della terra da cui proviene, dell’arte dei suoi creatori e dell’amore per la bellezza senza tempo.
Come scriveva l’illustre poeta John Keats, “Una cosa bella è una gioia per sempre”, e questo champagne è veramente bellezza per il palato, una poesia gustativa che ci avvicina al Paradiso Perduto.