Articolo di Filippo Freda Sommelier
Fotografia Tenuta Baroni Capoano – Anastasia Jenetti
Piacere e dolore arrivano a ondate; dentro entrambi si nasconde la verità. L’onda arriva, sconquassa il corpo, offusca la mente e poi si ritrae. Proprio in quel momento, inermi e tremanti guardiamo il tempo cristallizzarsi in un monolite di lucidità. Per pochi istanti tutto è chiaro; la verità sta lì, frutto maturo a portata di mano. Poi arriva un’altra onda che tutto copre di dolore o di piacere.
Ho camminato tanto questa notte. Una luna clandestina illumina il sentiero che parte da Cirò Marina e conduce in cima a colline ornate da antichi vigneti. Sono le terre del Gaglioppo, terre di Calabria.
Mi sdraio di schiena, faccia alle stelle e cuore nel cosmo. Furtivo come la notte arriva Dioniso e con lui Don Raffaele. Finalmente è tempo di bere! La nobile famiglia dei Baroni Capoano produce menti illustri e grandi vini dalla notte dei tempi. Ultimo erede del prezioso tesoro vitivinicolo è Massimiliano Capoano, abile produttore capace di conferire all’azienda di Cirò Marina un assetto moderno, mantenendo ben salde le antiche tradizioni.
Affascinante la bottiglia con capsula in ceralacca ed etichetta dedicata al Barone Raffaele Capoano, strenuo difensore dei deboli e della Patria. E’ un Cirò Rosso Classico Superiore Riserva 2018. Un vino che sgorga nel calice come Mar Ionio sulle dolci coste. Rosso granato colma gli occhi di voluttuosa passione. La struttura è importante ed i sentori, da principio timidi, cominciano ad emergere in un Bolero di Ravel. Arrivano vorticose le reminiscenze: susine mature appena colte, Tè nero di Assam ed un tappeto di viole appassite. Poi ancora note speziate di caffè, cacao e ricordi di cuoio.
Dioniso compiaciuto sorride ed insieme a me porta il calice alla bocca: caldo, avvolgente, delizia il palato con un tannino aristocratico, figlio del sapiente uso della barrique. Nell’equilibrio prende dimora la bellezza e questo Cirò di equilibrio ne ha da vendere, grazie ad una spalla acida che bilancia egregiamente le componenti morbide. La persistenza gusto olfattiva non svanisce facilmente e regala nel lungo finale ricordi di arancia candita e note iodate.
La bottiglia termina in un tempo irrisorio.Dionisio è fuggito nell’oscurità ed io, ormai solo, mi sdraio nuovamente a braccia larghe. Le mani stringono due ciuffi d’erba bagnata mentre la grande onda incombe, pronta a travolgere tutto.
Grazie a Dio questa volta è un’onda di piacere