di Filippo Freda Sommelier
Fotografia Cantine Mongarda
“Due sentieri trovai nel bosco ed io scelsi quello meno battuto. È per questo che sono diverso”.
Ho pensato tante volte a questa frase di Robert Frost, contestualizzandola ai giorni nostri, alla mia vita, alle scelte che si è costretti a prendere e che, osservando la clessidra del tempo, diventano maledettamente decisive.
Questa sera c’è un cielo nuovo sopra la città, un vento da Nord-Est sussurra la favola di un luogo incantato fatto dicolline senza tempo e rigogliosi vigneti. È la storia di Col San Martino e di una famiglia coraggiosa, la cui saggezza enologica è in totale simbiosi con la natura che la circonda.
Loro sono i Tormena e Mongarda è il nome del loro prezioso tesoro; uniti producono vini spumanti dalla spiccata personalità.
Il sudore e la caparbietà assieme ad un ambiente pedoclimatico composto da terreni vivi, microclima e biodiversità, offrono in cantina la possibilità di creare vini eccezionali, intrisi d’identità, di poesia.
Il mio giradischi sta riproducendo le immortali note del Notturno n. 2 di Chopin ed io verso estasiato il Mongarda Metodo Classico nel calice. Il fascino del Glera proveniente da una singola vigna coltivata a mano si trasforma in brillante giallo paglierino. La spuma abbondante delizia la vista per poi sparire, lasciando il palcoscenico ad una moltitudine di finissime bollicine, che come stormi di uccelli migratori si librano in volo sognando l’Africa.
Ventiquattro mesi di sosta sui lieviti hanno donato a questo Valdobbiadene Prosecco Superiore un magnifico perlage ed uno specchio olfattivo complesso ed intenso. Avvicino il mio naso predatore al calice e catturo suadenti carezze di frutta tropicale, accompagnate da note di salvia, timo e da ricordi di crema pasticcera. La notte è una fanciulla fuggente e adesso è tempo di bere. Il vino scivola in bocca come sapone tra le mani mostrando una gradevole mineralità; appena 2 grammi litro di zucchero consentono di bilanciare meravigliosamente la vena aromatica del Glera, che in questo scintillante abito da sera esibisce tutto il suo fascino. Sorso dopo sorso apprezzo l’equilibrio tra freschezza e morbidezza e mi godo la persistenza gusto olfattiva assai lunga, armonica ed impreziosita da sentori di cocco e frutta secca.
La bottiglia sta finendo lasciandomi galleggiare in una placenta di benessere.
Penso al miracolo della natura, all’importanza di assecondarne i ritmi. L’amore che si dà alla natura è un amore in prestito, perché essa nel tempo te lo rende. Questo a Mongarda lo sanno bene; hanno il coraggio di distinguersi ed il risultato si scorge nel calice.
Questa sera c’è un cielo nuovo sopra la città, un vento da Nord-Est sussurra la favola di un luogo incantato, mentre il vinile di Chopin continua a girare; la melodia è finita oramai, ma lui non vuole arrendersi al silenzio.